Grazie, Presidente. In questi giorni e in queste ore migliaia di donne e di uomini stanno manifestando per la pace. Anche nelle piazze di Mosca e delle città russe c'è chi ha il coraggio di sfidare il regime. Noi siamo al fianco e marciamo con il popolo che vuole la pace, perché siamo parte di quel popolo, ma non siamo così ingenui da pensare che bastino le nostre bandiere arcobaleno per intimorire o per impietosire gli autocrati del Governo russo. Sappiamo che è un'operazione militare che è stata pianificata da mesi - non si ferma con gli appelli - e sappiamo che si fermeranno solo quando non riusciranno più ad andare avanti. Per questo, insieme agli alleati dell'Unione europea e del Patto Atlantico, faremo la nostra parte per fermare questa guerra.
Il Presidente Putin deve sapere che il popolo italiano, come il popolo russo, ha conosciuto le sofferenze e l'umiliazione dell'occupazione di uno straniero e, come il popolo russo, ha lottato per liberarsene (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
Per questa ragione noi non possiamo sottrarci al dovere di aiutare il popolo ucraino a difendersi. Chi è stato aggredito e lotta per la libertà non ha bisogno soltanto della nostra solidarietà, non ha bisogno di una pacca sulla spalla; ha bisogno di aiuti concreti per resistere. C'è un tempo, nella storia, in cui le parole sono pietre, hanno un grande peso e mutano il corso degli eventi e c'è anche un altro tempo, che è questo, in cui le parole diventano piume, e ci vogliono i fatti per cambiare il corso degli eventi.
Oggi sappiamo che il Presidente Putin, che è uomo molto più esperto di tutti noi in queste cose, ha capito bene che, anche se la sproporzione delle forze in campo è tale per cui tutti si aspettano che, prima o poi, la Russia riesca a entrare a Kiev e a imporre un Governo fantoccio, la resistenza riuscirà ad andare avanti; se anche riuscirà nella sua intenzione, l'insorgenza continuerà e, se sarà adeguatamente aiutata, diventerà per le forze russe un vero problema.
Le truppe russe non potranno andare via rapidamente, come pensavano, dovranno restare impantanate nell'instabilità e l'insorgenza trasformerà l'occupazione in un pozzo senza fondo, insostenibile per la fragile economia russa.
Per stringere la tenaglia c'è bisogno di due leve; la seconda leva sono le sanzioni, che non possono essere simboliche, devono essere forti, reali, devono strangolare l'economia russa, per togliere così l'ossigeno e l'energia alla macchina militare. Dovremo fare sacrifici e pagheremo un prezzo, anche noi, per questo, ma sappiamo che, se sapremo isolarla, la Russia finirà in un vicolo cieco e dovrà negoziare.
La via della diplomazia richiede rispetto e ascolto delle ragioni dell'avversario. Il Santo Padre oggi ha detto che la pace si raggiunge tutelando gli interessi di Kiev e di Mosca. Per fare la pace bisogna tenere le orecchie aperte e sapersi andare incontro; e, quindi, l'Ucraina e l'Occidente sapranno ascoltare le richieste della Federazione russa relative alla sua sicurezza e all'equilibrio di forze in Europa, ma la Federazione russa dovrà rispettare il diritto del popolo ucraino di decidere liberamente e autonomamente il proprio futuro e il proprio destino (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
Al Presidente Putin consigliamo di farlo ora, perché comunque la soluzione di questa sciagurata guerra sarà la negoziazione di una pace; meglio farlo ora, perché costerà a entrambe le parti meno lacrime e meno sangue (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).